“I tempi cambiano. Secondo il marxismo niente è statico. I movimenti sono ascendenti e spiraliformi. Sono marxista e difendo questa teoria con tutta me stessa. Non credo in Dio. Da quando Jose se ne è andato ho smesso di farlo. Quella storia non andava d’accordo con i miei nuovi principi. Sono convinta che l’uomo discenda dalla scimmia. La trovo una cosa ovvia, la scimmia è visibile, tangibile, Dio è tutto da verificare. Mi dibatto con questi pensieri, alla ricerca della verità. Il comunismo è giustizia, non c’è discriminazione”.
Un romanzo audace e interrogativo, Marx ei miei mariti (pubblicato in italiano da Pessime idee, traduzione di Laura Mariottini e Alessandro Oricchio) racconta la storia di una donna e delle sue cinque relazioni coniugali. Con una prosa semplice ma efficace, Lourdes de Armas costruisce i suoi personaggi e gli ambienti che li circondano, ricreando un contesto che a volte assume contorni drammatici, per regalare al lettore un frammento della recente realtà cubana. Il tono ironico e talvolta umoristico con cui sono descritte le scene, nonché la caratterizzazione dei personaggi scelti per descrivere la realtà contemporanea, costituiscono senza dubbio il centro di attrazione delle diverse storie che costruiscono il murale umano e sociale che viene presentato al lettore e che si svolgono in momenti storici chiave nello sviluppo delle dinamiche umane, sociali e politiche della realtà cubana: Mariel, i balseros (i cubani che provano a raggiungere gli Usa su zattere di fortuna) e il periodo speciale. Basato su una costruzione concettuale legata a slogan e definizioni filosofiche, e a causa del contrasto permanente tra ideale e realtà, questo romanzo ci introduce nelle contraddizioni e nei conflitti della società cubana, presentando un quadro duro ma reale che contribuisce al disincanto della sua protagonista, una rivoluzionaria cubana e marxista che, a causa di un’errata interpretazione politica e dell’intolleranza di alcune persone, si trova immersa in situazioni davvero drammatiche.
L’autrice costruisce le cinque storie attraverso il viaggio esistenziale della protagonista, Maggy-Lucía, per addentrarsi nella vita di questa creatura vulnerabile, nonostante la sua piattezza di spirito, mancanza di rispetto delle regole, dei bisogni e delle decisioni individuali dei suoi simili. José, Ernesto, Javier, Freddy e Carlos sono i tipi umani che Lourdes de Armas rielabora con saggezza, mostrando le loro debolezze e false virtù, sulla base della visione dell’eroina centrale del romanzo (che è anche la narratrice) che si mostra come una donna arrabbiata, ironica, provocatoria, attraverso una caratterizzazione molto ben supportata, rafforzata grazie a una risorsa intelligente e semplice: sono proprio i suoi cinque mariti che hanno il compito di stimolare e rafforzare il suo carattere in modo che lei si mostri con tutta la forza della sua personalità ribelle, indipendente e audace, anche se questo non la esime dall’essere come chiunque altro, esposta alla frustrazione e impotenza. Ciò che accresce in modo particolare il valore di questo romanzo è l’approccio concettuale che lo sostiene perché sfida le imposizioni di tipo biopolitico, negatrici dell’essenza che tanto ha difeso. Lourdes de Armas si serve dell’essenza popolare cubana evidenziando così le angosce, le gioie, i sogni e le frustrazioni a cui è condannata la sua protagonista.
Un romanzo estremamente divertente che affascina sin dall’inizio, Marx e i miei mariti ci presenta questa creatura resistente, Maggy-Lucía, che senza esitazione si spoglia davanti al lettore (ed è forse il miglior risultato di questo romanzo), attraverso uno sguardo ironico e lunatico nei confronti dei goffi esseri che ha dovuto sopportare (ovviamente non è esente da colpe, è risaputo che scelte sbagliate possono causare gravi danni e lasciare conseguenze) e che costituiscono una vera e propria galleria di aguzzini.