La città di Cali è diventata il grande epicentro delle proteste in Colombia iniziate il 28 aprile.
Le mobilitazioni sono state indette da un progetto di riforma fiscale promosso dal governo di Iván Duque.
Nonostante il Presidente si sia tirato indietro e abbia chiesto il ritiro della proposta, le proteste sono continuate, e la città di Cali è diventata il principale epicentro delle proteste.
I venti morti e gli oltre 800 feriti registrati nelle proteste hanno indotto anche l’Onu a mettere in discussione le azioni delle forze di sicurezza colombiane, soprattutto della polizia.
La giustificazione del Governo per mantenere le forze armate nelle strade è che i manifestanti compiono “atti vandalici”.
Il ministro della Difesa Diego Molano è arrivato al punto di affermare che dietro alle proteste ci sono intenzioni “terroristiche” promosse dall’ex guerriglia FARC e dall’Esercito di liberazione nazionale (Eln).
La Squadra mobile antisommossa (ESMAD) è una delle unità di polizia schierate a Cali.
Negli ultimi anni è stata molto criticata per l’uso eccessivo della forza e la violenza con cui agiscono le sue truppe.
Perchè Cali è l’epicentro delle proteste?
La Colombia è entrata una settimana fa in una spirale di proteste e violenti scontri tra manifestanti e forze di sicurezza.
I dati disponibili sono provvisori, ma al momento risultano esserci 19 morti, 89 dispersi e migliaia di feriti.
L’escalation di violenze in tutto il Paese – con Cali come epicentro ma estese anche nei comuni di piccole e medie dimensioni – ha visto bloccate le strade principali, decine di zone pedonali e centinaia di incendi di edifici sia pubblici che privati.
Il governo di Iván Duque, che ha proposto martedì un negoziato con tutti i settori compresi i manifestanti, attribuisce la violenza a infiltrati di guerriglia e gruppi terroristici, nonché a vandali che ne approfittano per saccheggiare le attività commerciali.
I critici, tuttavia, parlano di massacri da parte dello Stato dopo l’annuncio del Presidente di militarizzare le strade. Il capo generale dell’esercito, Eduardo Zapateiro, è arrivato a Cali per guidare quella che chiama la “ripresa della città”.
Cali ha un flusso di armi insolito: sebbene non ci siano dati certi sul possesso pro-capite, le autorità ne sequestrano centinaia ogni mese.
Inoltre, nonostante sia riuscita a ridurre del 30% gli omicidi negli ultimi due decenni, la capitale della Valle del Cauca è la più pericolosa della Colombia con 45,1 omicidi ogni 100.000 abitanti nel 2019, secondo i dati ufficiali.
Parte della sua incapacità di porre fine alle violenze è dovuta al fatto che si trova tra tre regioni colpite da conflitti e traffico di droga: Chocó, Cauca e Valle del Cauca.
E questo, secondo gli esperti, ha contribuito alla violenza di questa nuova ondata di protesta in atto in questa città.