Il movimento di protesta nato in Colombia il 21 novembre 2019 aveva subito un arresto a causa della pandemia, ma la riforma fiscale che avrebbe comportato un elevatissimo aumento delle tasse, colpendo soprattutto la classe media, proposta dal Presidente Iván Duque due settimane fa gli ha dato una spinta inaspettata e decisiva.
Dopo quattro giorni di continue proteste soprattutto a Cali e Medellín, che stando a dati ufficiali hanno causato 16 morti e 700 feriti, Duque ha annunciato la scorsa domenica che chiederà al Congresso di non votare questo disegno di legge, ma uno che sia il risultato del dialogo con partiti e movimenti.
“La riforma non è un capriccio. È una necessità. Ritirarla o meno non era oggetto di discussione. La vera questione è riuscire a garantire la continuità dei programmi sociali”, ha affermato il Presidente.
Gli economisti di tutti i ceti sociali concordano sul fatto che lo Stato colombiano abbia urgenza di una riforma che aumenti la riscossione e consenta non solo di estinguere il deficit e pagare il debito, ma anche di mantenere la reputazione storica del Paese come stabile e responsabile agli occhi dei mercati internazionali.
La riforma proposta da Duque era, secondo gli economisti, “ambiziosa” e, per un governo di centrodestra, inaspettatamente “progressista”: rendeva permanente il sostegno alle popolazioni vulnerabili e tassava i redditi delle classi medie e alte, ma i critici lo hanno definito “inopportuno” nel mezzo di una crisi sociale generata dalla pandemia, nonché “insufficiente” nel suo intento di proteggere i vulnerabili e “penalizzare” i più ricchi.
La domanda da porsi adesso è che tipo di riforma sarà organizzata?
Inoltre, questo momento storico per la Colombia pone un’altra domanda: le proteste di massa che hanno paralizzato parte del Paese continueranno nelle strade, non solo nelle grandi città, ma anche nei comuni di piccole e medie dimensioni?
Non appena Duque ha chiesto il ritiro della riforma, i messaggi che chiedevano ulteriori proteste sono diventati virali sui social network con la frase “lo sciopero continua”, in riferimento al nome originale di questo movimento: el Paro Nacional (lo sciopero generale).