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Di tanto in tanto mi capita di vomitare un coniglietto.

Non è una buona ragione per non vivere in una qualsiasi casa,

non è una buona ragione perché uno debba vergognarsi

e restare isolato e continuare a tacere.

(Lettera a una signorina a Parigi)

 

cortNato in Belgio, vissuto tra America latina ed Europa, Julio Cortázar è considerato uno dei maggiori autori di lingua spagnola del ‘900. Bestiario è la sua prima raccolta di racconti, uscita nel 1951, anno in cui lo scrittore lascia Buenos Aires per Parigi.

L’uomo che vomita coniglietti, protagonista di Lettera a una signorina a Parigi, è l’emblema di una idea di “fantastico” intraducibile e indescrivibile che sorregge la narrazione e percorre tutta la raccolta, una sorta di spaesamento che fa intravedere il suo vero nucleo, cioè la nostalgia del mito (vedi l’introduzione di Ernesto Franco).

Negli altri sette racconti conosciamo due fratelli che conducono una placida vita casalinga fino all’arrivo di misteriosi invasori, leggiamo il diario privato di una speciale risonanza psichica, viaggiamo su un autobus accompagnati da sguardi insolenti, partecipiamo alla delirante routine di un allevamento di “mancuspie”, assistiamo a rischiosi fidanzamenti, respiriamo il fumo delle milonghe e infine giungiamo, con Bestiario, in una casa infestata da una tigre (e non solo).

La raccolta è accompagnata da due saggi sul racconto in cui Cortázar traccia la sua idea di letteratura “al margine di qualunque realismo troppo ingenuo”.

In Del racconto breve e dintorni leggiamo:

“[…] Il grande racconto breve condensa l’ossessione del predatore, è una presenza allucinante che si installa fin dalle prime frasi per affascinare il lettore, fargli perdere il contatto con la sbiadita realtà che lo circonda, annullarlo in un’immersione più intensa e dominante. Da un racconto simile si esce come da un atto amoroso…”.

Laura Bucciarelli

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