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Racconti crudeli, Abelardo Castillo

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Abelardo CastilloAbelardo Castillo senza dubbio è stato uno degli autori emblematici della letteratura latinoamericana degli anni Sessanta e per lungo tempo uno dei principali protagonisti della scena culturale del suo Paese attraverso le diverse riviste che ha diretto. Ha esplorato quasi tutti i generi letterari, ma è principalmente noto per i suoi successi nel racconto, genere nel quale ha debuttato con il libro Le altre porte (1961), continuando fino alla fine della sua vita. La sua intera produzione narrativa è stata raccolta nel libro Cuentos completos (Alfaguara, 2007), che faceva parte di una collana che includeva opere simili dei grandi maestri del racconto contemporaneo.

I racconti di Castillo si inseriscono nella grande tradizione narrativa argentina e uruguaiana del XX secolo. Le altre porte si colloca in qualche punto intermedio tra Cortázar e Onetti, più vicino al primo per gli aspetti formali (il ritmo della prosa e la struttura del racconto) e al secondo per la vocazione realista, lo sguardo ironico e crudele. Il racconto che apre il libro, “La madre di Ernesto”, narra la storia di un gruppo di adolescenti che visita la casa di tolleranza in cui sanno lavorare la madre di uno di loro. Il testo mostra i giovani che compiono la loro prima incursione nel mondo adulto sordido (tema tipicamente onettiano), ma alla fine li riporta improvvisamente alla loro infanzia. Qualcosa di simile accade nei racconti “Hernán”, “Maccabeo” o “Erika degli uccelli”.

Come anticipa il titolo, Racconti crudeli (uscito nel 1966 e recentemente portato in Italia da Del Vecchio editore e che include anche i racconti contenuti in Le altre porte), il secondo libro di racconti di Castillo, prosegue su quella linea, sebbene qui l’adolescenza sia già vista in retrospettiva. In “Capitolo per Laucha” il protagonista racconta un incontro, dopo anni, con la donna che è stata il suo primo amore; in “Al bivio”, l’esperienza del servizio militare obbligatorio. In questo libro viene data maggiore importanza al contesto storico: i conflitti politici che sfociano in guerre interne, la denuncia delle ingiustizie e degli abusi commessi nelle retrograde società provinciali. Bisogna ricordare che gli anni Sessanta furono gli anni della fede rivoluzionaria e dell’impegno dello scrittore. Castillo seppe incarnare questi cambiamenti senza perdere in alcun modo il rigore letterario, come dimostrano i racconti “Patrón” e “I morti di Pietra Nera”.

Dieci anni dopo, “Le pantere e il tempio” (I mondi reali, Del Vecchio) mostra un autore più maturo. “Vivere è facile, il pesce sta saltando”, il racconto che apre il libro, è ben scritto, nonostante il suo finale deludente. Molto più riuscito è “Notte per il negro Griffiths”, che rielabora il famoso racconto “Il persecutore” di Julio Cortázar. Entrambi trattano di musicisti jazz, tranne che il personaggio di Castillo è un mediocre senza alcun talento. Nella prefazione ai Cuentos completos, Martha Morello-Frosch elogia “Notte…” e altri racconti simili di Castillo (“Requiem per Marcial Palma”, “Creare un fiore è un lavoro di secoli”) che rappresentano una “seconda scrittura” di racconti conosciuti, “un’abile mossa in cui modello e nuova versione si generano e rigenerano reciprocamente”.

Nei suoi racconti successivi, raccolti nel libro Las maquinarias de la noche (1992), Castillo torna su vecchi temi (l’esperienza militare, il risveglio sessuale) mentre la crudeltà e il cinismo tornano a essere elementi centrali. “C’è una evidente crudeltà nella mia opera letteraria”, ha detto Castillo, “e, probabilmente, la crudeltà è qualcosa di simile all’inversione di un modo pietoso di vedere il mondo”. La critica ha osservato che questa crudeltà ha origine in una certa interpretazione esistenzialista della vita umana, “nel contrasto tra il nostro essere-per-l’altro e il nostro essere-per-noi stessi” (Enrique Aurora). Lo sguardo cinico del narratore “oggettivizza” gli altri personaggi, mostrandoli, senza pietà, nelle loro vite misere e ridicole. Il suo ultimo libro di racconti è stato El espejo que tiembla (2005).

Per la predominanza di questa attitudine realistica e critica nei suoi racconti (e nonostante alcuni, come “La casa del lungo corridoio”, possano essere considerati fantastici), Castillo ha deciso di riunire tutta la sua opera di racconti sotto la denominazione generale di I mondi reali, racconti che gli sono valsi riconoscimenti come il Premio Konex (Miglior narratore argentino 1989-1993, 1994-1998), il Premio d’Onore della Provincia di Buenos Aires (1996) e il Premio Casa de las Américas (2007), tra gli altri.

Javier Agreda

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