Alle prime ore di ieri, 7 luglio 2021, il presidente haitiano Jovenel Moise è stato ucciso nella sua residenza privata di Port-au-Prince, capitale del Paese caraibico, dall’azione organizzata di un commando armato. In un primo momento, era stata diffusa anche la notizia della morte di Martine Joseph, moglie di Moise, che risulta invece gravemente ferita e in cura a Miami, dove sarebbe stata trasportata d’urgenza.
Il Primo Ministro Claude Joseph, ora Presidente ad interim, ha sùbito decretato lo stato d’assedio sul territorio nazionale, affidando così alle Forze Armate la responsabilità di garantire l’ordine e la sicurezza nel Paese. Gli aeroporti sono stati chiusi al traffico, mentre dall’altro lato dell’isola, il Presidente della Repubblica Dominicana Luis Abinader ha ordinato la chiusura immediata delle frontiere e convocato il Consiglio militare.
Le ultime notizie di oggi, 8 luglio 2021, riferiscono di un’operazione di polizia nel corso della quale sarebbero rimasti uccisi quattro componenti del commando, mentre altri due sarebbero stati arrestati.
Fonti di polizia locale confermerebbero l’identità “mercenaria” dei responsabili della morte di Moise che, secondo alcune voci, erano stati sentiti parlare in inglese e spagnolo. Al momento, però, non sono trapelati ulteriori dettagli.
Le prossime ore saranno dunque cruciali per il destino di Haiti, un Paese da sempre politicamente instabile, preda di una gravissima crisi economica e flagellato dalla violenza. La verità dietro all’omicidio del presidente potrebbe aprire un nuovo ciclo di disordini, tuttavia non è escluso che possa invece sedare le grandi tensioni e manifestazioni di protesta che avevano animato gran parte della popolazione, stanca e furente per la deriva autoritaria intrapresa da Moise.
Raúl Zecca Castel