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1458545323 onetti 2 Lo scrittore uruguaiano Juan Carlos Onetti (Montevideo 1 luglio 1909 – Madrid 30 maggio 1994) ci racconta il tema della separazione in una delle sue storie più suggestive. Si tratta del notevole romanzo breve intitolato Gli addii (Los adioses), pubblicato nel 1954 e in Italia dalla casa editrice Sur nel 2012 con traduzione di Dario Puccini. Onetti è considerato uno dei fondatori della moderna letteratura latinoamericana poiché, seguendo le orme dello scrittore statunitense William Faulkner e degli ideali dell’esistenzialismo, ha creato un singolare stile narrativo fortemente segnato da una peculiare impronta pessimista e da un dolce stato d’angoscia che domina i suoi personaggi.
Queste caratteristiche, correlate al suo modo di fare letteratura, emergono qui ne Gli addii, dove si narra la vicenda di un ex giocatore di basket, un uomo sui quarant’anni malato di tubercolosi che giunge in un paesino di montagna in cui si trova il sanatorio che può permettergli le cure necessarie. La dinamica della storia è raccontata dal proprietario del negozio del paese che, ignaro della vita dell’uomo, riporta tutto ciò che osserva e percepisce dai suoi brevi e specifici incontri con l’ex giocatore.
I dettagli esposti sul protagonista sono minimi e significativi: non conosciamo il suo nome; è solito recarsi al suddetto negozio per portare al venditore delle lettere da spedire e ritornarci all’arrivo delle successive; va spesso al locale per bere qualcosa ma rimane sempre in silenzio; soggiorna all’hotel insieme agli altri pazienti e dopo affitta una baita; si legge dell’arrivo al paesino di due donne, una giovane e un’altra matura con un figlio, ed entrambe, in momenti diversi, gli faranno compagnia per alcuni giorni, ma poi dovranno separarsi dall’uomo per ferma decisione di quest’ultimo.
La storia narrata è stata creata dalle supposizioni e dai pensieri del negoziante che riflette sulle azioni compiute dall’uomo. Il narratore, infatti, osserva ogni minimo dettaglio del suo agire, descrivendo i suoi particolari sguardi e gesti, provando a darsi delle spiegazioni sui comportamenti dell’ex giocatore. In aggiunta, si mescolano a questi elementi le tipiche dicerie delle persone del posto, come quelle dell’infermiere e della cameriera dell’albergo che si interessano alla vicenda del protagonista, e soprattutto al suo intimo rapporto con le due donne. Durante il racconto si cerca di scoprire qual è la ragione che porta quest’uomo malato a non volersi curare, essendo però giunto in quel paesino per farlo.
Ciò che denota l’originalità e la contemporaneità de Gli addii è la maestria di Onetti nell’avere realizzato un’armoniosa coesistenza di tre diverse versioni di una stessa vicenda nella trama: quella del negoziante, quella del popolo del paesino, e quella reale dell’uomo mostrata alla fine della narrazione. L’autore provoca un effetto di straniamento sia nel lettore che nei personaggi dell’opera, poiché ognuno di essi apprenderà soltanto successivamente la realtà dei fatti, consentendo inoltre anche al lettore di poter fare le sue supposizioni sulla vicenda.
Solo il protagonista conosce la sua verità, ma tale verità agli occhi delle persone e del negoziante diventa quella che dall’esterno questi percepiscono interpretando lo stato d’animo e gli atti dell’uomo negli episodi presentati. In tal modo, Onetti ci illustra il potere che possiede il “pettegolezzo”, rappresentando il mondo di una cittadina in cui tutti si conoscono e ognuno ha un proprio ruolo, e dove chiunque resta sorpreso dall’arrivo di nuove persone (l’uomo e in seguito le sue due donne), un universo dove prevale la curiosità di approfondire le vicende che si sviluppano al suo interno. Questa verità acquisisce un’altra sfumatura: l’unione di realtà e fantasia. Onetti ci fa immergere in un intreccio “apparentemente reale”, in cui reali sono le descrizioni del negoziante poiché lui riporta quello che davvero osserva dell’uomo, e contemporaneamente subentra la fantasia racchiusa nelle varie ipotesi non veritiere.
Quello che rende suggestivo Gli addii è la peculiare prosa che accompagna la trama, dal ritmo profondo, poetico, elegante e descrittivo in cui si uniscono diversi linguaggi narrativi: quello intimo e riflessivo delle osservazioni del negoziante, quello colloquiale e familiare reso dalle chiacchiere dei cittadini, e quello silenzioso del protagonista.
L’autore è riuscito con destrezza a penetrare nelle più intime profondità dell’inconscio di un uomo malato, mostrandoci i suoi sentimenti e il suo stato d’animo tramite i pensieri di una persona esterna ai fatti che ne ha però compreso i silenzi.

Carmela Piccirilli

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