“Tutti, non c’è alcun dubbio, hanno sentito parlare di Cagliostro. Un uomo così misterioso, con una vita così misteriosa, non può che suscitare l’interesse delle persone e in modo particolare di chi è curioso di cose curiose”. Così recita la prefazione della singolare opera del cileno Vicente Huidobro (Santiago del Chile 1893, – Cartagena 1948), che porta come titolo, per l’appunto, il nome del protagonista e conveniamo con l’autore sul fascino che l’enigmatico personaggio e le molteplici leggende che si sono generate intorno alla sua figura possano esercitare. Ma a destare e ad alimentare la curiosità del lettore, in questo specifico caso, non è solo siffatta oscura e intrigante personalità, bensì la particolare forma letteraria che lo scrittore adotta, o forse sarebbe più esatto dire crea, per narrarne le vicissitudini e le prodezze, ossia il romanzo-film. Lo stesso Huidobro evidenzia il carattere filmico del suo lavoro, dichiarando sin dal principio l’intenzionalità di una scrittura visuale che fa uso di tecniche e di strumenti estrapolati da e indirizzati a una “forma autenticamente cinematografica”. Ci troviamo dinnanzi, infatti, a una costruzione inusuale e atipica rispetto al romanzo del tempo – ricordiamo che il testo è del 1934 –, a pagine che non si pongono in quanto tali, puramente come carta stampata, ma piuttosto come uno schermo sul quale gli espedienti e il linguaggio utilizzato, decisamente ricercato e che posiziona l’autore nel contesto parigino che lo ha ospitato fra gli anni Dieci e Venti del Novecento, danno origine a una giustapposizione di immagini plastiche che permettono di percepire la scena non come raccontata e letta ma come proiettata e vista, alla stregua di un film hollywoodiano alla portata di un pubblico ampio e di uno spettatore, tuttavia, pur sempre partecipe, complice e consapevole. Al di là delle tecniche utilizzate, ci sembra inoltre di rintracciare un esplicito richiamo al cinema in una particolare scena in cui pare stabilirsi un nesso fra il celebre episodio legato alla proiezione de L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat – pellicola dei fratelli Lumière del 1895 –, vale a dire la fuga degli spettatori presenti in sala all’arrivo del treno per paura di essere travolti, e l’avvertimento dell’autore al lettore di spostarsi per evitare di bagnarsi con gli schizzi causati dal passaggio di una carrozza. Colpisce, infine, una certa tendenza surrealista tanto nel gusto per l’inconsueto e per ciò che supera la superficie del reale e la pura razionalità, con una vicinanza alla linea più esoterica del movimento avanguardistico, quanto per il valore trascendentale e sublimante della donna – che qui è incarnato da Lorenza, moglie del protagonista – e soprattutto per la scelta di un personaggio, Cagliostro, che potremmo definire un alter ego dello scrittore, visto da Huidobro come un essere titanico e tragico.
Antonella Di Nobile