Tutti amano le classifiche, leggerle, contestarle, e ancora di più stilarle. Ogni anno le guardo, con civettuola curiosità, per scoprire se ci sono libri che ho letto anche io, se sono d’accordo con i giudizi e faccio, così, la mia lista personale.
Questa è, quindi, la classifica dei libri di autori latinoamericani che ho letto in questo anno solare. Non pubblicati durante il 2023, ma che ho letto io nel 2023. I miei cinque campioni, quelli che ho scoperto e che vi consiglio vivamente di recuperare se non li avete letti già.
5) Julio Cortázar, L’inseguitore, Edizioni Sur, 2023, traduzione di Ilide Carmignani.
Omaggio a Charlie Parker, L’inseguitore è una storia di Jazz.
Parigi, il critico musicale Bruno insegue il grande sassofonista Johnny Carter. Si tratta di un racconto breve, rocambolesco, dove Cortázar ci racconta il suo amore per il jazz e per questo sassofonista drogato, pazzo, che vede cose che nessuno vede, che vaga nei suoi sogni e suona come se cercasse di dare un ordine al mondo.
Impreziosito dalle illustrazioni di José Muñoz, non è il miglior racconto di Cortázar, non è Casa occupata, per capirci, ma è sempre Cortázar e quello che non è il suo meglio, sarebbe comunque grandioso per quasi tutti gli altri.
4) Osvaldo Lamborghini, La pianura degli scherzi, Miraggi 2019, traduzione di Vincenzo Braca, Carlo Alberto Montalto.
Roberto Bolaño sosteneva che Osvaldo Lamborghini fosse un autore brutale. Godimento per ogni scrittore, il cileno sosteneva che fosse impossibile leggere più di venti pagine di seguito di questo scrittore argentino, a meno che non si voglia contrarre una malattia incurabile. Ora incurabile non penso, però giuro di aver avuto la febbre. Dopo aver letto i racconti Il fiordo e Il bambino proletario dormii male, in preda a incubi contorti e indecifrabili, e mi svegliai con un herpes estesa tra labbra e narici. Debilitato e intossicato sono rimasto a letto due giorni, incapace di leggere e di mangiare.
La pianura degli scherzi è una raccolta di racconti imprescindibile per ogni amante della letteratura latinoamericana. Consigliata esclusivamente ai lettori coraggiosi e pronti a tutto.
3) Aurora Venturini, Le cugine, Edizioni Sur 2022, traduzione di Francesca Lazzarato.
Per quanto mi riguarda questo è l’anno in cui conobbi Aurora Venturini. Non ricordo come sia successo, se qualcuno che benedico me l’abbia suggerita o se, come certe volte accade, sia uscita da un altro libro che mi ha portato a questo.
Aurora Venturini era un racconto con le gambe, un enigma pieno di rughe. Mistica, sosteneva di essere stata all’inferno, letteralmente, e negli ultimi anni della sua vita si aggirava in compagnia di un esorcista.
Scrittrice di rara bravura, divenne famosa all’età di 84 anni grazie a questo romanzo straordinario. Tutto è fuori dall’ordinario, ne Le cugine. La storia di Yuna, l’affermazione del suo talento pittorico, il suo percorso di allontanamento dalla famiglia. È una storia di formazione che avviene attraverso il linguaggio. Difficile racchiudere tanta bellezza in così poche righe. Le cugine è un libro crudele, originale, che vale ogni secondo del vostro tempo.
2) Luis Gusmán, Neanche da morto il nome perdesti, Edizioni Arcoiris 2023, traduzione di Loris Tassi.
Quando ho saputo che Loris Tassi avrebbe tradotto un altro Gusmán, una farfalla nel mio stomaco si è schiusa.
Tutti quelli che hanno amato Il Gemello e Tennessee, gli appassionati Eccentrici che sussurrano il catalogo delle Edizioni Arcoiris, come la formazione di una di quelle squadre mai vincenti e sempre piene di storie, a volte anche di pistole, di rapine, di alcool e goal da cineteca senza nessuna utilità, non potevano che reagire allo stesso modo. Neanche da morto il nome perdesti è una storia di desaparecidos. Ana Botero riceve una telefonata da un uomo di nome Varelita. Suo marito, che lei credeva morto in un agguato, è vivo. Se vuole avere le prove deve pagare. Prima una lettera, poi una nuova estorsione, un indirizzo, un manicomio.
Ana Botero conosce Varelita da quando era solo una ragazza, lui e un altro uomo di nome Varela la rapirono, la torturarono.
Questo romanzo è una lastra dove quello che conta è ciò che non vedi. La polvere che si disperde nell’aria proviene da una gola profondissima scavata nella roccia che sembra il centro di tutta questa storia, o il burrone dove i segreti si sono perduti. Tutti quelli che vi si avventurano in cerca di risposte tornano lasciando orme bianche su quello che una volta era stato un tappeto.
1) Nicanor Parra, L’ultimo spagne la luce, Bompiani 2019, traduzione di Matteo Lefèvre.
Il primo posto, per me, non poteva che appartenere a Parra. Forse perché della letteratura latinoamericana lui è stato uno dei grandi padri maledetti, di quelli che t’insegnano a fare le bombe in casa, che ti portano alle manifestazioni per sputare ai poliziotti. Un barbaro raffinato Parra, un erudito che scriveva come si combatte, come Laiseca il cui Per favore, plagiatemi! avrebbe meritato un posto in questi miei cinque.
Questa raccolta, una delle pochissime tradotte nella nostra lingua e forse la più esaustiva, racchiude circa cinquant’anni di poesie. Una ricerca, quella di Parra, che con i suoi versi voleva scolpire la pietra con la dinamite, distruggere quello che c’era e ricostruire monumenti dalle macerie.
Immaginate le pagine di L’ultimo spegne la luce come l’invito a una festa per vecchi punk, per anarchici che hanno stracciato ogni bandiera, per giovani che hanno voglia di assaltare i treni, di assassinare i muri, per scrittori dagli occhi rubizzi e il volto scavato, che non saranno mai famosi e mai domi e ci sarete dentro, fino alle orecchie.
Pierangelo Consoli