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America Latina sotto l’albero

Sommario

La possibilità di accedere a nuovi orizzonti, ampliare il mio sguardo, è tra i doni più grandi che mi ha fatto la letteratura ispanoamericana e poiché siamo a Natale, vorrei “restituire il favore” regalando a chi legge la possibilità di intraprendere dei piccoli viaggi letterari in America Latina. Ho quindi messo insieme una lista di libri e li ho divisi in tre gruppi: nel primo ci sono i titoli con cui ho provato a rispondere alla domanda più frequente che mi viene posta da quando ho iniziato il mio percorso sui social; nel secondo gruppo ci sono due raccolte di racconti e un saggio molto speciale che ci porteranno in Repubblica Dominicana, contesto che recentemente ho avuto il piacere di iniziare a scoprire e studiare; nel terzo e ultimo e ultimo gruppo abbiamo due romanzi che invece ci accompagnano a Cuba.

“Da quale libro posso iniziare?”

Per quanto mi riguarda, questa è la domanda più difficile alla quale rispondere. La letteratura ispanoamericana è così vasta e plurale e questo rende difficile dare una risposta netta, senza il minimo ripensamento. Ad oggi, però, mi sento di proporre questi quattro titoli:

La casa di Mango Street, Sandra Cisneros, pubblicato per la prima volta negli anni ‘Ottanta e riproposto in Italia nel 2021 da La Nuova Frontiera. Stiamo parlando di un vero e proprio capolavoro della letteratura, eterno e intramontabile, che in qualche modo riesce a raccontare una storia che appartiene a tutti, mentre ci conduce in un quartiere popolare, Mango Street, osservato dalla prospettiva di un’indimenticabile protagonista, Esperanza Cordero, i cui sogni e le cui speranze sono cresciuti con lei, ma si sono anche infranti contro una realtà complicata, vissuta da comunità ghettizzate che non hanno accesso a molti mezzi ed economicamente svantaggiate, lasciate a guadagnarsi da vivere come possono, anche cedendo alle lusinghe della piccola criminalità.

Lo Amador di Roberto Burgos Cantor, pubblicato per la prima volta non molto tempo fa da Le Commari Edizioni. L’autore colombiano dona al lettore una raccolta di racconti indipendenti ma tra di loro comunicanti, il cui linguaggio è fedele alla lingua parlata: a testimonianza l’abbondanza dei localismi e le frasi spezzate. Ci sono molte ragioni per cui questo libro meriterebbe di essere definito un classico della letteratura ispano-americana: tra esse, quella che più ci interessa in questo momento, è la creazione di uno spazio narrativo, il vero protagonista di una raccolta popolata da personaggi dalla strabordante personalità, animati dai loro sogni e utopie, destinati però a essere risucchiati da quelle stesse strade.

Gli anni invisibili di Rodrigo Hasbún. Pubblicato da Sur, è un libro indimenticabile, costruito su un dialogo tra due ragazzi, vecchi compagni di scuola, che si ritrovano in un pub di Houston, ricordando la loro adolescenza a Cochabamba (Bolivia): l’amore, il dolore e la paura, tempeste emotive a cui nessuno li aveva preparati. Genitori assenti, poi piccoli, grandi sbagli e una via d’uscita che sembrava non arrivare mai. Ma la soluzione alle loro inquietudini era dietro l’angolo, in quel futuro spaventoso che rivela il vero protagonista di questa storia: il Tempo, riparatore e distruttore, che ha finito per avere l’ultima parola.

Le pianure, Federico Falco: non riesco a immaginare un libro migliore da regalare in questo momento dell’anno, in cui ognuno di noi si trova a tirare le somme, ad ammirare ciò che si riusciti a conquistare, ma soprattutto  a fare i conti con ciò che si è perduto e tutti sappiamo che ci sono dei momenti in cui si può solo prendere atto della fine di qualcosa e andare avanti. Insieme alla consapevolezza della fine, vi è però il crollo di quelle certezze, solide come palazzi di cemento, fragili come castelli di carta. Dopo la rottura con Ciro, Federico si trasferisce in campagna: lavorando l’orto che tempo fa apparteneva a suo nonno, osserva la natura fare il suo corso. Osserverà ciò che ha seminato crescere, poi appassire. Il calore dell’estate che lascia spazio al freddo dell’inverno. Gli ortaggi estivi, sostituiti da quelli invernali, la rotazione dei campi, i tramonti, la luna piena: la natura sarà l’unica in grado di insegnargli l’importanza della pazienza, di ricordargli che tutto nella vita è fatto di fasi, tutto, compreso il dolore.

Un viaggio letterario nella Repubblica Dominicana, tra saggi e letteratura.
La letteratura dominicana negli ultimi anni ha visto una rifioritura grazie ai sussidi del governo, che si sono tradotti nella diffusione di laboratori di scrittura e iniziative finalizzate alla pubblicazione di nuovi autori, che hanno visto la collaborazione di vari enti. Questa letteratura mostra una particolare predilezione per il racconto, genere che in Repubblica Dominicana si è visto rappresentato da numerosi autori.

Domino e bambole in fondo al mare. Racconti Dominicani: con quersta antologia pubblicata da Edizioni Arcoiris nel 2020, Danilo Manera porta per la prima volta in Italia dodici voci letterarie dalla Repubblica Dominicana; la raccolta si compone di ventiquattro racconti, due per ogni autore. Insieme costituiscono un mosaico letterario estremamente variegato, che altro non è che il riflesso delle mille sfaccettature di una terra che, purtroppo, una volta andati oltre l’immagine del paradiso tropicale, la bachata e le granite, conosciamo ben poco. Sono storie intense, commoventi, alcune talmente assurde che sembra quasi si stia perdendo il controllo della lettura; ci sono racconti dalla sintassi lineare, altri che ti inghiottono in un vortice temporale a causa dell’assenza quasi totale della punteggiatura.
Il tutto si sviluppa in maniera trasversale a ciò che è forse l’unica cosa che queste storie hanno in comune, la ricerca di un legame con la propria terra bella e triste, circondata da una fortezza/prigione naturale, il mare che le impedisce di affondare, mentre piange quei figli che ha visto andare via.

Yun yun. Granite contro il calore scritta da Karlina Veras ed edita Arcoiris, è una raccolta di microracconti che dialoga direttamente con le radici dell’autrice, dominicana ed emigrata a Londra, che inserisce all’interno di queste narrazioni elementi che raccontano la struggente bellezza della Repubblica Dominicana, seppur mai nominata in maniera diretta; lo stesso titolo sta ad indicare le granite vendute ai bordi delle strade di Santo Domingo. Nel mentre, il lettore si confronterà con una malinconica realtà, quella vissuta da chi è stato costretto, per un motivo o nell’altro a stare lontano da casa. In questo processo, si viene quasi a creare una dualità narrativa, che si esaurisce, da un lato, in un appassionato racconto della sua terra, di cui ne celebra la bellezza, al contempo ne rivela anche la sua desolazione; dall’altro, nel raccontare l’esperienza di una persona lontana da quella terra, che prova a farsi spazio in una nuova società, che non sempre è in grado di comprendere, allo stesso tempo, non sempre riesce a farsi comprendere da essa: è in tali circostanze che nasce la nostalgia, motore di quella malinconica poesia con cui rievoca le immagini del suo paese.

• Mujeres. Frammenti di vita dal cuore dei Caraibi, scritto da Raúl Zecca Castel: alcuni libri non si dimenticano mai e Mujeres è uno di quelli. Lontano dalle spiagge paradisiache della Repubblica Dominicana sorgono delle vere e proprie comunità sociali, i bateyes, villaggi informali confinati nelle piantagioni di canna da zucchero che vanno avanti grazie al lavoro di migranti haitiani di prima e seconda generazione, imprigionati rispetto alle compagnie saccarifere da una relazione di debito, che li intrappola in una catena dello sfruttamento di cui le donne, che non hanno accesso a nessun servizio, sono l’anello più debole. Esse vivono al fianco di compagni talvolta violenti e in condizioni di miseria che le conducono ad affidarsi all’unica cosa che gli appartiene davvero, il proprio corpo, per far fronte all’esigenza di sopravvivere, al fianco di qualcuno da amare, i loro figli, per cui sperano in una vita diversa, magari lontano da quel contesto, in cui l’unico deterrente sociale è la stregoneria. Tra le donne incontrate da Raúl Zecca Castel, sette di loro si racconteranno su dieci aspetti emersi come significativi della vita nei bateyes, in prima persona. La scelta dell’antropologo italiano di ricorrere all’oralità biografica rende questo libro estremamente concreto e autentico, struggente e appassionante in cui sono raccolte delle testimonianze, che, seppur individuali, sono plurali nell’effetto e  accorciano le distanze, quando si intrecciano talvolta con quelle narrazioni inascoltate, provenienti da contesti di sfruttamento e discriminazione non troppo lontani dalle nostre case, a cui spesso non prestiamo attenzione.

“Ma se la mia casa non è piena di fuliggine, non ci voglio vivere”: tra le strade di Cuba.
Costretti ad abbandonare la propria casa, l’atto di ricominciare è un concetto che per questi due autori è andato ben oltre la semplice retorica. Cronologicamente distanti, le loro opere dialogano tra loro, mentre raccontano al lettore la Cuba vissuta dai cubani, che hanno sperato con gli ideali di una rivoluzione che li ha traditi. Tra amore e spettri, questi due romanzi ci portano nella bella e triste isola caraibica, alla scoperta di una realtà polverosa e ostile, mentre fanno luce sull’invisibile lotta quotidiana di un popolo che, nonostante tutto, ancora resiste.

• Celestino prima dell’alba, Reinaldo Arenas: edito da Mar dei Sargassi Edizioni e tradotto da Alessio Arena, è il primo romanzo del ciclo della Pentagonía, in cui le vicende del protagonista si intrecciano con la storia cubana, tra l’altro l’unico che l’autore è riuscito a pubblicare nella sua terra natale, forse la vera destinataria di questo libro che anticipa, con il senno di poi, alcuni aspetti con cui la realtà cubana post-rivoluzionaria avrebbe dovuto in futuro fare i conti, ad esempio la povertà, la diaspora, l’ostracismo. Ambientato in una campagna primitiva e antistorica, il romanzo ruota attorno alla storia di un’infanzia assediata dalle minacce di un nonno violento e autoritario. In quelle lande violente e desolate riesce però a germogliare il seme di una rivoluzione, che prende la forma di una poesia incisa sugli alberi, quella di Celestino, un personaggio dai contorni poco chiari, ma la cui essenza è incisiva, commovente, rivoluzionaria nella sua tenerezza e riesce a diventare eterna spezzando le catene del dolore, della sopraffazione e della morte.

• Cadere di Carlos Manuel Álvarez (Edizioni Sur) ci porta tra le strade di Cuba, quella che i turisti non conoscono, la Cuba in cui si fatica a trovare da mangiare, tra un murale di Castro e la metafora della bicicletta: siamo nel cuore della Rivoluzione tradita,  quella di cui ha parlato Carpentier, affrontata da Menéndez e che Álvarez ricorda attraverso il duplice sguardo: quello cieco di un padre che – pur avendola vissuta – non ne vede le contraddizioni, quello di un figlio, che la percepisce come uno spettro che non comprende.
Nella terza parte si parla di figure importanti della Rivoluzione, non solo cubana, difensori di quegli ideali che nella straordinaria isola sono stati rianimati e per cui si è combattuto, con forza e con onore.
Quelle figure però se ne sono andate; nell’incubo di Armando svaniscono, lasciando spazio ad un turista che fa sesso con una prostituta, che altro non è che una metafora del silenzio, di quel dolore e della violenza rimasti come un’ematoma, nel cuore dei cubani, il cui punto di vista meritava più ascolto.

Claudia Putzu

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