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Bestiario sentimentale, Guadalupe Nettel

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Vincent e sua moglie vivono tra i silenzi e quei sentimenti che mai vorrebbero ammettere, in una casa di città, osservati da un pesce rosso, Oblomov, ormai giunto alla fine della sua vita, in quell’acquario dove ha passato la sua breve esistenza da solo. Prima di lui ce n’erano altri due, un maschio e una femmina, due pesci siamesi combattenti, con problemi di convivenza e che hanno finito per farsi del male a vicenda.
Un professore ricorda i momenti successivi alla separazione dei suoi genitori, dopo la quale fu costretto a trasferirsi dalla zia Claudine, una donna estremamente pratica, che per semplificarsi la vita lo iscrisse a una scuola americana; fece molta fatica – direttamente proporzionale allo sforzo – per inserirsi in quel contesto. Un giorno schiacciò con il piede uno scarafaggio e da lì in poi quei piccoli insetti invasero gradualmente quella casa.
Una studentessa vive nel suo appartamento con i suoi gatti; si è appena laureata e dell’esperienza della scrittura della sua tesi ne conserva un bel ricordo, soprattutto perché ha segnato l’inizio di un’amicizia con la sua relatrice, l’unica che rimarrà al suo fianco, quando la borsa di studio a Princeton sarà messa a rischio da una gravidanza non desiderata, che non andrà a buon fine, così da permettere alla protagonista di proseguire con i suoi progetti, che l’avrebbero costretta a lasciare i suoi gatti alla sua insegnante. Un giorno, però, tornando a casa, vede che i suoi gatti non ci sono più.
Solo quando qualcosa sta per finire si abbassano le maschere di chi non ha più una reputazione da salvaguardare: è quello che pensa la protagonista del quarto racconto, sposata e che in un summit per musicisti conosce quello che diventerà il suo amante per un lungo periodo. Quando scelgono di chiudere, si ritrovano un fungo sulle pareti dei loro organi genitali. Anche la madre della nostra strumentista ne ha avuto uno per tanto tempo. Non servirono a nulla le creme e gli unguenti, i funghi se ne vanno solo se sono loro a deciderlo, così come non serve a nulla fare finta di niente e crogiolarsi nelle bugie, perché la verità ci resta attaccata come un parassita.
L’America Latina si è fatta teatro dell’incontro tra i genitori della voce narrante dell’ultimo racconto. Lei olandese, lui cinese. Lei un’attrice, lui un drammaturgo. Lei aveva una famiglia affettuosa, lui era un orfano. Un giorno, dopo esser tornato da un viaggio in Cina visibilmente provato, torna a casa con una vipera, un serpente a forbice che ha una particolarità, non può vivere senza il suo compagno, altrimenti cade in uno stato di tristezza incontrollabile; è esattamente quello che è successo a suo padre, quando ha dovuto lasciare quella donna con cui ha avuto un’avventura a Pechino. Una leggenda cinese dice che, per guarire, bisogna guardare i propri demoni in faccia; la realtà ribatte con la convinzione che un cuore malato non lo cura nessuno.
Cinque racconti diversi che ritraggono cinque storie diverse narrate in prima persona o da un narratore-testimone compongono Bestiario sentimentale, raccolta scritta dalla messicana Guadalupe Nettel (27 maggio 1973) e pubblicata nel 2018, dalla casa editrice indipendente romana La Nuova Frontiera, nella splendida traduzione di Federica Niola.

guadalupeCon questo libro, l’autrice messicana vuole raccontare la società umana, tutte le sue preoccupazioni e contraddizioni con uno sguardo molto ampio e con la sua latente e sottile ironia, per mezzo di quei parallelismi che sono un tratto distintivo della sua narrativa; in questo caso ricorre alla creazione di analogie tra i comportamenti dei suoi personaggi e quelli degli animali che li accompagnano nella narrazione. Questi cinque racconti ritraggono le vicende di questi protagonisti, in istanti delicati di una vita che li tiene prigionieri nelle loro gabbie; la cosa bizzarra è che quelle gabbie hanno la porta aperta, ma questi individui non osano varcarla, perché a un passo dal dare una svolta alla loro vita, che li libererà finalmente da una situazione soffocante, si perdono nei labirinti della loro mente, immobilizzati nei loro timori che gli impediscono di fare l’unica cosa che gli resta da fare: prendere una decisione. Quel loro eterno indugiare li condanna a uno stato di rassegnata infelicità e di stagnante insoddisfazione.
Nel mentre gli animali, nel momento in cui si sentono minacciati e prigionieri, sia per istinto o per qualsiasi altra ragione, agiscono e si tirano fuori da quelle circostanze spiacevoli e malsane. Ecco che in questo modo l’autrice riesce a sottolineare la vera – e forse unica – differenza tra il genere umano e gli animali: questi ultimi decidono.

Nel condurre il lettore – riprendo non letteralmente le parole della rivista Le Monde – al cuore delle ossessioni di questi personaggi, Guadalupe Nettel rivela la sua incredibile capacità di rappresentare i temi più disparati che spesso e volentieri, come nel caso del racconto “La felina” che vede al centro una donna che si trova a dover esercitare la propria libertà di portare avanti la sua gravidanza o meno, sono al centro di grandi dibattiti sociali, con una grandissima leggerezza, che – come diceva Calvino – “non è superficialità» ma segno di aver compreso le esperienze con le quali si sta relazionando, che racconta al netto di qualsiasi giudizio. Come autrice, Nettel non vuole “salvare” i suoi personaggi, bensì vuole ritrarre delle sensazioni scomode, di cui spesso ci rifiutiamo di parlare, e restituire il loro essere meravigliosamente umane: è per questo che quando un lettore si trova immerso in uno dei suoi libri si sente incredibilmente sollevato.

Claudia Putzu

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