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Olegaroy, David Toscana

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david toscanaIl romanzo Olegaroy, recentemente pubblicato in italiano da Gran Vía con traduzione di Stefania Marinoni, è uscito nell’ottobre 2017 e, come ammette il suo autore, David Toscana, è passato inosservato fino al marzo successivo, quando gli è stato conferito il premio Xavier Villaurrutia.

Dopo aver letto il libro si rimane con l’idea che faccia parte della satira poliziesca, sociale, culturale, giornalistica, filosofica e religiosa rappresentata da Olegaroy, un nuovo personaggio nell’universo letterario dello scrittore messicano, una parodia di Don Chisciotte reincarnato in Sancho Panza.

L’immaginario Olegaroy, che Toscana spiega non essere il suo alter ego, è un cinquantatreenne insonne, senza lavoro né sussidi, ma pieno di iniziative, che ha passato la vita con sua madre, una donna la cui unica ragione di vita era cercare il sostentamento quotidiano in occasione di funerali, eventi mondani e gastronomici che a Monterrey non mancano mai e che forniscono biscotti e tartine a tutti i partecipanti.

Le vicende di Olegaroy, uomo semplice e perfino ingenuo per il quale un delitto senza assassino è un delitto incompiuto, finiscono per avere ripercussioni su scala globale.

I personaggi di Olegaroy vagano letteralmente ovunque senza limiti di tempo. Sebbene il romanzo inizi nell’aprile 1949, quando Olegaroy ruba una copia del quotidiano “Porvenir” al suo vicino morto di recente, la storia si snoda in ramificazioni che approfondiscono anche la filosofia di Kant o Nietzsche arrivando fino al futuro.

I personaggi principali sono: Olegaroy, sua madre, la prostituta Salomé, il poeta matematico Ildefonso Mariles e il sacerdote Fabián; i personaggi secondari sono l’ispettore di polizia Mondragón, la giovane assassinata di nome Antonia Crespo, il suo materasso, la sua vicina, il capro espiatorio del crimine identificato come il Signore delle Ulcere, l’editore del Porvenir, torturatori di polizia e narratori anonimi, oltre a decine di persone che spiegano e alterano il “pensiero” di Olegaroy, che appaiono come vignette filosofiche in tutto il libro, fantasmi o reliquie del protagonista.

Dalla lettura dei giornali rubati al vicino defunto, Olegaroy chiama l’ipotetico lettore a un patto: mettere in discussione la verità e tutti i suoi travestimenti. E proprio il personaggio donchisciottesco è spietato con le notizie che appaiono ogni mattina sulle prime pagine dei giornali, così distanti e aliene.

L’omicidio a coltellate di Antonia Crespo, cinquanta in totale, in un appartamento in calle Porfirio Díaz a Monterrey, risveglia la preoccupazione di Olegaroy ma al tempo stesso gli dà un senso di appartenenza: «Per lui fu una scoperta sapere che c’era gente che si amava e si uccideva nell’ora degli insonni. “Non sono solo”, si disse».

Attraverso i titoli di cronaca nera, Olegaroy non solo si rende conto di tutte le morti da cui viene salvato quotidianamente, ma inizia anche a documentare la sua unica opera di oblio sopravvissuta: l’Enciclopedia della disgrazia umana, una raccolta di morti assurde, ma vere.

“La mia enciclopedia del dolore non cerca la delicatezza ma la verità”, afferma semplicemente il filosofo. E quella verità può venire anche attraverso il morso di un prete che degenera nella morte per rabbia.

Questa ricerca della verità porta Olegaroy a chiedere al sacerdote Fabián di sposarlo più volte con la prostituta Salomé, la sua Maddalena, argomentando che lei non è più la stessa del primo matrimonio.

È così che emerge Olegaroy, come un personaggio semplice che mette in discussione le cose in modo semplice, ma poi ne arrivano altri che trasformano quelle semplici idee in trattati di filosofia, letteratura, storia o scienza.

«La filosofia non dà risposte definitive, ma l’importante non sono le risposte, bensì saper porre le domande importanti», dice Toscana, autore originale e fantasioso dall’umorismo fine e colto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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