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Forse il romanzo non appartiene a nessuno. Intervista a José Retik

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Nato a La Plata (Argentina) nel 1969, è scrittore, produttore cinematografico e sceneggiatore. Ha pubblicato ¡Araca Lacan! e Verdades, mentiras y paradojas (insieme a Luis Alposta), Lo que nunca se dijo (in collaborazione con Pipo Cipolatti e con prefazione di Tom Lupo), Diccionario de Psicopatología Fantástica e Gli extrastatali.
Èideatore e produttore del documentario Rompenieblas, una historia de psicoanálisis y dictadura, nonché produttore del cortometraggio Sifreddi, el sodero de la muerte. Ha svolto attività di ricerca per il telefilm Amanda, el día que Einstein vivió en La Plata ed è stato regista e sceneggiatore della serie televisiva La locura en Argentina.
Ha ottenuto la borsa di studio del Fondo Nazionale delle Arti e ha vinto il Premio Nazionale Fomeca.

È appena “giunto” in Italia grazie a Gli extrastatali (traduzione di Loris Tassi per Edizioni Arcoiris).

Come nasce il suo libro Gli extrastatali e com’è stato il processo di scrittura di questo romanzo?

Ho scritto Gli extrastatali per anni senza preoccuparmi di catalogare ciò che stavo facendo. Un giorno ho mostrato il materiale a Ricardo Strafacce, e lui mi ha fatto notare che si trattava di un romanzo. Così ho continuato a lavorare a Gli extrastatali con lui per un po’ di tempo. Una volta completato il “puzzle”, ho cercato un editore. Non è stato facile trovarlo. Sebastián Maturano, di Borde Perdido, è stato colui che ha avuto il coraggio di pubblicarlo.

Qual è il ruolo dell’ironia in questo romanzo?

Una volta Ariel Luppino organizzò un asado per Felipe Polleri a casa di Tonchi Mendy; c’erano anche Germán Soracco e María Laura Pintos. Parlammo tutto il pomeriggio di letteratura. A un certo punto, non ricordo bene come sia nato l’argomento, Felipe disse una frase che mi fulminò: “Noi scrittori non abbiamo il dovere di essere critici letterari”. Questo giudizio mi ha liberato per sempre dall’obbligo di dover spiegare ciò che faccio in termini letterari, il che mi esime dal rispondere a questa domanda.

Quali sono gli scrittori che hanno influenzato la sua scrittura?

Credo che gli scrittori che più mi hanno influenzato siano quelli che non riesco a riconoscere come tali, perché se potessi riconoscere queste influenze, entrerei nel terreno dell’imitazione.

Quali sono gli scrittori contemporanei che apprezza di più?

Contemporanei, e non solo: Joris-Karl Huysmans, Guy de Maupassant, Octave Mirbeau, Salvador Elizondo, Enrique Lihn, Virgilio Piñera, Frederik Pohl, Macedonio Fernández, Mario Levrero, Gabriel Báñez, Daniel Guebel, Alberto Laiseca, Copi e moltissimi altri.

Qual è il suo rapporto con il panorama letterario argentino contemporaneo?

Ho rapporti con alcuni scrittori che apprezzo, come Pablo Farrés, Ariel Luppino e Agustín Conde de Boeck, per citarne solo alcuni.

Cosa rappresenta per lei il fatto che la sua scrittura abbia oltrepassato i confini argentini ed è arrivata in Italia, dove è stato appena pubblicato il suo romanzo Gli Extrastatali?

Il fatto che Gli extrastatali sia arrivato in Italia mi ha provocato una gioiosa sorpresa. Non c’è niente di meglio per un’opera che avere la possibilità di perdurare e, in questo senso, la traduzione è fondamentale. Per quanto riguarda il processo di traduzione, è stata un’esperienza molto interessante. Loris Tassi mi ha fatto pensare, ripensare, rivisitare e analizzare frammenti del testo sui quali non mi ero soffermato affatto. Ritengo che abbia fatto un ottimo lavoro e che, in qualche modo, il romanzo sia ora anche suo. Mio, suo e dei lettori che lo leggeranno. Forse il romanzo non appartiene a nessuno, o forse appartiene a tutti.

Non vorrei concludere questa intervista senza ringraziare Edizioni Arcoiris, la sua editrice Barbara Stizzoli e Loris Tassi, direttore della collana Gli Eccentrici.

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