Una persona su quattro in America Latina e nei Caraibi si riconosce come afrodiscendente ma, nonostante ciò, questo gruppo etnico è sicuramente la minoranza più invisibile della regione. Lo certifica tra gli altri, la Banca Mondiale, che in un report del 2018 contabilizza in 133 milioni gli appartenenti alla comunità afrodiscentente presenti nella regione latinoamericana. Sono il Brasile, il Venezuela, la Colombia, Cuba, il Messico e l’Ecuador a concentrare la maggior parte della popolazione afrodiscendente ma, anche in tutto il resto della regione, la presenza dei discendenti di coloro che furono portati in catene nel Nuovo Mondo, è parte dell’eredità storica e culturale nazionale.
Con l’inizio del terzo millennio e fino al 2012, le comunità afrodiscendenti latinoamericane hanno potuto approfittare del buon vento portato da una particolare congiuntura economica e politica regionale (governi progressisti che hanno combattuto frontalmente la povertà) per migliorare la loro condizione sociale. Tuttavia è necessario sottolineare che la marginalità sociale, economica e politica continua a essere un elemento caratterizzante dei processi di vita di quella che è la più grande minoranza in situazione di esclusione dell’America Latina e dei Caraibi.
Dove vivono le persone afrodiscendenti in America Latina e nei Caraibi
I dati raccolti dalla Banca Mondiale su un totale di 16 paesi della regione latinoamericana parlano di 133 milioni di persone afrodiscendenti, circa il 24% del totale della popolazione. Il Brasile è sicuramente il paese che da solo pesa in modo determinante sulla bilancia demografica, con una popolazione afrodiscendente nel 2015, stimata in 105 milioni di persone. Il Brasile insieme al Venezuela, concentrava all’epoca il 91% della popolazione afrodiscendente della regione e un altro 7% era distribuito tra Colombia, Cuba, Ecuador e Messico. Si evince dunque che le tre aree di concentrazione della popolazione oggetto di studio sono rappresentate dal Brasile, dai Caraibi e dalla costa dell’Oceano Pacifico.
Il quadro fino ad ora dipinto ci parla già di una forte eterogeneità determinata dai contesti paese, dalle zone geografiche di residenza e dalla presenza o meno all’interno delle statistiche e dei censimenti nazionali. Ciononostante, la maggior parte delle persone afrodiscendenti della regione condividono non solo le radici africane ma anche una lunga storia di migrazione forzata, oppressione ed esclusione.
Per quanto riguarda la concentrazione della popolazione afrodiscendente all’interno dei contesti nazionali, possiamo vedere che la grande maggioranza delle comunità (l’82%) vive nelle zone urbane. Questo fattore risulta in generale molto positivo in termini di accesso ai servizi basici come acqua, sistema fognario ed elettricità anche se tali servizi non hanno la stessa diffusione in tutti i paesi. Se è pur vero che la grande maggioranza della popolazione afrodiscendente vive in un ambiente urbano, è altrettanto vero che lo spazio da essa occupato risulta essere spesso la periferia.
Un’altra caratteristica delle comunità afrodiscendenti nella regione è la loro tendenza a concentrarsi in aree specifiche che spesso sono tipizzate da basso livello di sviluppo, poche o nulle infrastrutture e limitato accesso ai servizi pubblici (istruzione, salute, ecc.). In generale, nei contesti nazionali, un certo numero di subregioni è fortemente caratterizzata dalla presenza o dalla cultura afrodiscendente e questa segregazione geografica da un lato risponde ai processi storici di isolamento e abbandono, e dall’altro contribuisce a perpetuare le forme contemporanee di esclusione sociale. Alcuni esempi sono il nord del Brasile, la costa del Pacifico in Colombia, la provincia di Esmeraldas in Ecuador, Barlovento in Venezuela e la costa atlantica di Costa Rica, Honduras, Nicaragua e Panama.
La sfida della regione latinoamericana in merito alla popolazione afrodiscendente
Il riconoscimento, la visibilità e la garanzia dei diritti delle popolazioni afrodiscendenti sono questioni fondamentali per la giustizia sociale, l’uguaglianza, la democrazia e lo sviluppo sostenibile. L’eredità dell’esclusione sociale lasciata dall’aberrante pratica della schiavitù che per secoli ha drammaticamente modellato le relazioni umane dell’America Latina, è presente ancora oggi e nasconde volontariamente il contributo di queste popolazioni allo sviluppo delle nazioni della regione. Rompere questa falsa narrazione implica da un lato di riscrivere la Storia, e dall’altro includere esplicitamente gli afrodiscendenti nelle agende di sviluppo e attuare azioni decisive per garantire i loro diritti civili, politici, economici, sociali, ambientali e culturali, eliminando tutte le forme di discriminazione razziale.
Quella delle persone afrodiscendenti con l’America Latina è una relazione carnale, costruita sui loro corpi e con i loro corpi, templi di resistenza immolati alla causa della libertà. Se per le popolazioni indigene parliamo di lotta per la sopravvivenza, nel caso delle comunità afrodiscendenti si aggiunge l’elemento di insorgenza e ribellione che ha caratterizzato il lungo cammino per la conquista del riconoscimento come esseri umani prima e come attori sociali e politici poi.
La questione di chi sono e come vivono le persone che discendono da coloro che vennero portati in catene nel Nuovo Mondo non è nuova ma resta comunque irrisolta.
Il 24 gennaio è la giornata mondiale della cultura africana e delle persone di discendenza africana.
In questa giornata, istituita dall’Unesco nel 2006, si celebrano le numerose e vivaci culture del continente africano e delle diaspore africane in tutto il mondo, promovendole come uno strumento efficace per lo sviluppo sostenibile, il dialogo e la pace.
Ph Diego Battistessa (Colombia, Brasile, Panama)