“Lo spagnolo è una lingua di paesi modesti, di paesi in via di sviluppo, di poveri e migranti”. Con queste parole si è espresso Jacques Audiard, regista del musical “Emilia Pérez”, nel corso di un’ampia intervista che ha scatenato indignazione e rabbia in America Latina.
Quando pensiamo all’America Latina e ai Caraibi, la prima lingua che ci viene in mente è senza dubbio lo spagnolo. Con oltre 400 milioni di parlanti nella regione, lo spagnolo è la lingua predominante. Tuttavia, l’America Latina e i Caraibi sono una delle aree linguisticamente più ricche e variegate del mondo, con un patrimonio linguistico che comprende portoghese, francese, inglese, olandese e centinaia di lingue indigene.
Il portoghese: la lingua del gigante brasiliano
Il Brasile, il più grande paese del Sud America, è l’unico stato della regione in cui la lingua ufficiale è il portoghese. Con oltre 200 milioni di parlanti, il portoghese brasiliano ha sviluppato caratteristiche proprie, differenti dal portoghese europeo. Questa lingua si distingue per il suo accento musicale, le sue espressioni uniche e l’influenza delle lingue indigene e africane.
Il francese e le lingue creole
Il francese è parlato in diversi territori caraibici, come Haiti, Guadalupa, Martinica e Guyana Francese. In particolare, ad Haiti, il francese è una delle lingue ufficiali accanto al creolo haitiano, una lingua nata dalla fusione del francese con elementi africani e indigeni. Anche in altre isole caraibiche, come Santa Lucia e Dominica, si trovano varietà di creolo francese.
L’inglese nei Caraibi e in Sud America
L’inglese è la lingua ufficiale di diverse nazioni caraibiche, tra cui Giamaica, Trinidad e Tobago, Bahamas, Barbados e molte altre. Inoltre, anche in Sud America si trovano paesi anglofoni, come la Guyana. In queste regioni, l’inglese spesso convive con patois e creoli di origine africana e locale, dando vita a una straordinaria varietà linguistica.
L’olandese: una lingua meno conosciuta
Anche se meno diffuso, l’olandese è la lingua ufficiale del Suriname e di alcune isole caraibiche come Aruba, Curaçao e Sint Maarten. Nel Suriname, però, l’olandese coesiste con il sranan tongo, una lingua creola molto utilizzata nella vita quotidiana.
Le lingue indigene: un tesoro culturale
Oltre alle lingue europee, l’America Latina ospita un’enorme varietà di lingue indigene. Il quechua, parlato da milioni di persone in Perù, Bolivia, Ecuador e Colombia, è una delle lingue native più diffuse. Il guaraní, lingua ufficiale del Paraguay accanto allo spagnolo, è un caso raro di lingua indigena ancora ampiamente usata dalla popolazione. Altre lingue, come il nahuatl in Messico o l’aymara in Bolivia e Perù, rappresentano un legame diretto con le antiche civiltà precolombiane.
Il lunfardo: il gergo di Buenos Aires
Il lunfardo è un gergo nato a Buenos Aires nel XIX secolo, fortemente influenzato dalle lingue degli immigrati italiani, francesi e spagnoli. Originariamente utilizzato nei quartieri popolari e tra i detenuti, il lunfardo si è diffuso attraverso il tango e la cultura popolare, diventando una parte integrante dell’identità linguistica argentina e uruguayana. Molte parole lunfarde sono oggi comunemente usate nel linguaggio quotidiano, contribuendo alla ricchezza espressiva del rioplatense.
Una ricchezza linguistica da preservare
La diversità linguistica dell’America Latina e dei Caraibi è un patrimonio inestimabile che merita di essere preservato. Molte lingue indigene sono in pericolo di estinzione a causa della globalizzazione e della predominanza delle lingue europee. Tuttavia, numerosi sforzi sono in atto per promuovere e proteggere queste lingue, sia attraverso politiche educative sia grazie all’impegno delle comunità locali.
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