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Citare la Repubblica Dominicana evoca spiagge dalla sabbia fine e bianca, resort ed estesi campi da golf. Ma vale la pena ricordare una storia triste e non molto lontana dai nostri tempi che coinvolge tutto il mondo, quella delle “Mariposas”.
Dal 1492, quando il navigatore genovese Cristoforo Colombo approda su quest’isola, la popolazione ha dovuto subire la colonizzazione di diversi popoli: Spagna in primis, Francia, ancora Spagna e poi USA. Ognuno ha saputo vessare e schiavizzare i nativi decimandoli di migliaia di unità. Nel 1916 ci fu un’invasione USA di cui sono note le atrocità compiute dai Marines sempre sulla popolazione. Nel 1924 gli americani si ritirarono da queste terre, ci furono sei anni di pace a cui seguirono trent’anni di dittatura, la più dura e feroce da parte di R.L. Trujillo che prese il potere nel 1930. Spogliò le famiglie dei loro beni in suo favore e prese il controllo di tutto il Paese.

La famiglia Mirabal: padre, madre e quattro figlie, subì la stessa sorte. Quattro ragazze molto legate tra loro e con grande forza d’animo. Minerva, la secondogenita, laureata in diritto, non poteva esercitare perché donna. Era molto bella tanto da suscitare le avances dello stesso dittatore che lei apertamente rifiutò. Maria Teresa, la terzogenita, era agronomo; Patria, la primogenita, ed ultima Belfiga, la più giovane. Sarà lei, soprannominata Dedè, a portare avanti le idee delle sorelle e farle conoscere nel mondo. Si occupò dei suoi nipoti dopo la morte delle loro madri. “Bisogna sempre lottare” era il loro motto. Papa Bergoglio ricorda che vissero in un ambiente maschilista dove le donne agiscono nell’ombra e lì portarono avanti una grande battaglia in nome della libertà politica e dei diritti civili, lavorando silenziosamente. Le sorelle si sposarono e insieme ai loro mariti ospitarono nelle loro case le riunioni con i cospiratori. Lì nacque il movimento “14 Giugno”, diretto dal marito di Minerva col fine di porre termine alla dittatura. Dopo un anno le loro idee e il loro operato si diffusero in tutto il Paese. Le sorelle usarono il soprannome di “Mariposas” (farfalle) nel movimento di resistenza per indicare che il loro lavoro era silenzioso ed invisibile in un mondo maschilista fatto di violenza, forza bruta e repressione. Si rivelarono talmente abili in questo che la SIM (servicio de inteligencia militar) riuscì a individuarle e a perseguitarle dopo molto tempo.

Trujillo in persona arrivò ad affermare: “Nella mia azione di governo ho solo due problemi: la Chiesa cattolica e le sorelle Mirabal”. Nel 1960 Minerva e Maria Teresa, con i loro rispettivi mariti, furono condannate a cinque anni di lavori forzati per la seconda volta. I gesti di solidarietà da tutto il mondo costrinsero il dittatore a rilasciarle e metterle agli arresti domiciliari. I loro mariti vennero portati a “La 40”, carcere di tortura e morte. La dittatura non era altro che sopraffazione in un mondo maschilista e le “Mariposas” dimostrarono fino a che punto e in quale misura la volontà e la conoscenza femminile sono una forma di dissidenza al potere. Una presa di posizione imitata da molti altri che diedero vita a un robusto movimento contrario al regime. Insieme, le sorelle si davano da fare per far conoscere alla gente i nomi delle vittime della dittatura, dei desaparecidos.

Il 25 Novembre 1960 le tre sorelle, accompagnate dall’autista, andarono a far visita ai loro mariti in carcere. La madre le mise in guardia perché erano ormai troppo esposte. “Se mi ammazzano tirerò fuori le braccia dalla tomba e sarò più forte”: questo rispondeva Minerva a chi le faceva notare che potevano essere uccise. Mentre tornavano dal carcere, la loro macchina fu fatta fermare da agenti della SIM. Vennero fatte scendere e portate in un campo vicino, furono violentate e uccise a bastonate, con loro l’autista. I cadaveri furono rimessi nell’auto, che venne poi fatta precipitare in un dirupo per simulare un incidente. Leonidas Trujillo pensava di aver eliminato un grosso ostacolo, invece l’assassinio delle “Mariposas” produsse un grande dolore in tutto il Paese, tanto da risvegliare l’indignazione popolare di chi desiderava avere un governo democratico che garantisse il rispetto della dignità umana e che portò nel 1961 all’assassinio del dittatore.

Le “Mariposas” vennero uccise per le loro idee politiche, perché il loro modo di essere donna irritava il regime.

Nel Dicembre 1999 l’ONU da decretato che il 25 Novembre fosse la giornata mondiale dedicata all’eliminazione della violenza sulle donne.

Amelia Di Gasparro

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