Per gli Yanomami, società di cacciatori-agricoltori della foresta tropicale del nord dell’Amazzonia, “uribi”, la terra-foresta, è un’entità vivente che coinvolge dinamicamente esseri umani e non umani.
Probabilmente migrarono attraverso lo stretto di Bering tra l’Asia e l’America circa 15.000 anni fa, dirigendosi lentamente verso il Sud America. Tra i 305 gruppi etnici indigeni che abitano il Brasile, la popolazione Yanomami è la più numerosa, con circa 38.000 persone.
All’inizio degli anni ’70, sotto la dittatura militare in Brasile, la costruzione di una strada attraverso l’Amazzonia lungo il confine settentrionale provocò distruzione e morte mentre veniva promesso il progresso.
Con la ridemocratizzazione, la delimitazione della Terra Indigena Yanomami (TI) è stata approvata dal governo brasiliano il 25 maggio 1992, ma negli ultimi trent’anni questa terra ha subito diverse invasioni per l’estrazione e il commercio illegale di legname, di oro, caccia e pesca illegali.
Negli ultimi quattro anni, sotto la presidenza dell’estremista di destra Jair Bolsonaro, i tassi di deforestazione in Amazzonia e di invasione delle terre indigene sono esplosi. Il suo reazionarismo ha riportato in auge la stupida dottrina del progresso attraverso la distruzione della natura.
Gli Yanomami e la loro cosmovisione
Gli Yanomami hanno una vasta conoscenza botanica e usano circa 500 piante per produrre cibo, medicine e per realizzare vari manufatti.
Credono e praticano l’uguaglianza tra le persone e non scelgono “capi” ma rispettano l’esperienza e la saggezza degli anziani. Le decisioni vengono attraverso il consenso, spesso dopo lunghi dibattiti, in cui ognuno ha diritto di parola.
Vivono in grandi case comuni circolari chiamate “yanos” o “shabonos”. Alcune possono ospitare fino a 400 persone. L’area centrale è utilizzata per attività come riti, feste e giochi.
Attraverso le loro visioni e in uno stato di trance, incontrano gli spiriti o xapiripë.
Lo sciamano Davi Kopenawa spiega: “Solo chi conosce gli xapiripë può vederli perché sono molto piccoli e luminosi come la luce. Ci sono molti, molti xapiripë, migliaia di xapiripë come stelle. Sono bellissimi e decorati con piume di pappagallo e dipinti con urucum (frutti di colore rosso vivo) e altri hanno oraikok, altri indossano orecchini e tintura nera e ballano magnificamente e cantano in modo diverso”.
Centenario dell’indigenista Darcy Ribeiro
Lo scorso ottobre sono iniziate le celebrazioni del centenario della nascita del sociologo, antropologo, indigenista, scrittore e politico brasiliano Darcy Ribeiro (1922-1997), la cui mirabile opera integra i classici del pensiero brasiliano.
Il suo libro O processo civilizatório (1968) fornisce ai brasiliani e ai popoli dell’America Latina il riconoscimento della loro storia ancestrale, inserita in una linea temporale di diecimila anni, attraverso un approccio epistemologico autonomo, anticoloniale e alternativo rispetto alla narrazione strettamente occidentale e cristiana dell’umanità.
Comprendere l’ideologia coloniale che ha modellato le istituzioni sociali e culturali nei territori colonizzati dell’America Latina è uno strumento importante per criticare la storia e superare i suoi condizionamenti.
Gli Yanomami gridano aiuto
Il 21 gennaio scorso, il Presidente della Repubblica Luiz Inácio Lula da Silva ha viaggiato a Boa Vista, capitale dello stato di Roraima, nella regione settentrionale del Paese, e ha visitato un ospedale dove sono ricoverati diversi indigeni, principalmente bambini Yanomami con grave malnutrizione e malattie prevenibili, alcune delle quali causate dalla contaminazione dell’acqua con il mercurio utilizzato illegalmente nell’estrazione dell’oro.
Diverse autorità governative brasiliane hanno accompagnato il presidente Lula, come i ministri della salute, della giustizia, dei popoli indigeni, dei diritti umani, tra gli altri.
Si è deciso di realizzare un’azione di emergenza per intervenire nella crisi umanitaria che colpisce la Terra Indigena Yanomami, che sarà condotta dal Ministro dei Popoli Indigeni, Sonia Guajajara, insieme alla Fondazione Nazionale per i Popoli Indigeni – Funai e al Segretariato Speciale per la Salute Indigena – Sesai.
Il ministro della Giustizia, Flávio Dino, ha ordinato l’apertura di un’inchiesta di polizia per indagare sui crimini ambientali e il genocidio contro gli Yanomami. I giuristi sottolineano che le indagini potrebbero portare il processo alla Corte Penale Internazionale.
Nel suo libro A queda do céu (2015) sentenzia lo sciamano Davi Kopenawa: “La foresta è viva. Morirà solo se i bianchi insisteranno nel distruggerla”.
Arnaldo Cardoso