“Doppio fondo” (“Doble fondo”, 2017) di Elsa Osorio, pubblicato in italiano da Guanda, mantiene il medesimo espediente narrativo del più famoso “I vent’anni di Luz”, in un’alternanza di testimonianze dirette e di racconto in terza persona. La cornice, in questo caso, è costituita da un vero e proprio romanzo giallo che segue le indagini sul ritrovamento del cadavere di una donna vicino alle coste della Bretagna. L’avvenimento è solo apparentemente slegato dall’Argentina. Si scopre che la donna non era chi diceva di essere.
Perché? C’era forse un serial killer che annegava le sue vittime in Argentina?
Gli assassini seriali erano parecchi. E hanno fatto tantissime vittime. Diverse migliaia.
La distanza non solo geografica tra la Francia contemporanea e l’Argentina del regime è il punto di partenza per una vicenda complessa che coinvolge rifugiati in fuga sotto falso nome e organizzazioni dell’esercito e della marina che in Europa usavano gli ex prigionieri del regime come informatori allo scopo di ottenere nuovo potere (con la complicità di politici compiacenti e di altre organizzazioni, tra cui la P2), una “schiavitù” che si è perpetuata anche dopo la fine della dittatura.
Elsa Osorio, anche in questo caso, non si esime dal confronto con la storia argentina, ma non scrive un romanzo storico, preferendo intrecciare verosimiglianza e verità.
In un’intervista del maggio 2014 pubblicata su La Repubblica afferma: «Poiché io ho vissuto le conseguenze dell’oblio, sono a favore della memoria. L’oblio collettivo è la morte. Ma attenzione, io non faccio letteratura della memoria. Scrivo storie che invento».
Laura Bucciarelli