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Pedro, in teoria, Marcos Gonsalez

Sommario

Per tutti quei chiunque che non riuscimmo mai a essere,
tutti quei chiunque che ci furono negati,
tutti quei chiunque che hanno urgenza di vivere ancora.

Pedro è un ragazzo di colore in un Paese – gli Stati Uniti – interamente dominato dai bianchi. Pedro è omosessuale, possiede un portamento e movenze fortemente effemminati. E non è nemmeno normopeso: ulteriore aggravante per la sua posizione sociale già compromessa e precaria. Pedro, inoltre, è figlio di due genitori immigrati, l’uno messicano e l’altra portoricana, per questo da bambino fatica e lotta costantemente per mantenere a tutti i costi la sua identità linguistica. Inutile dire che ben presto vi rinuncerà, giungendo a rinnegare persino il colore della propria pelle e le sue origini messicane. Ma soprattutto, Pedro non è il suo vero nome: è un appellativo attraverso il quale gli abitanti della sua tanto agognata Terra Promessa lo identificano e lo riconoscono, sin dalla più tenera età. Essere Pedro, quindi, è sinonimo di esclusione, di diversità: vuol dire essere nient’altro che un povero emarginato, un clandestino hispanohablante non-bianco e queer.
In questo libro d’esordio,  Pedro, in teoria (Mar dei Sargassi Editore), che mescola il romanzo al memoir autobiografico, sconfinando nel saggio e nella critica letteraria, Marcos Gonsalez passa in rassegna le fotografie di famiglia, i filmati della sua infanzia, confrontandoli con documentari, film, serie tv e romanzi le cui tematiche reputa affini alla sua esperienza di vita vissuta, alla ricerca costante della propria identità perduta, sbiadita, derubata e colonizzata dal suo stesso dolceamaro sogno americano.
Marcos Gonsalez Il Nord America, infatti, non è proprio come il ragazzo lo immaginava: è un terreno difficile, impraticabile, in cui farsi valere diventa quasi impossibile se si è un Pedro qualunque. Il desiderio di riscatto, il sogno quasi impossibile di perseguire una carriera accademica, costituiscono delle vere e proprie armi a doppio taglio per Pedro. Se da un lato, infatti, questa sua perseveranza sembra dapprima conferire fiducia in se stesso al ragazzo, spingendolo a trasferirsi a New York per costruirsi una nuova vita, una vita di cui si sente finalmente degno, dall’altro le pressioni e le forti differenze economiche e sociali spingono più volte il giovane a contemplare il suicidio. Quanto è difficile essere Pedro nessuno può immaginarlo. Solo chi è un Pedro conosce il dolore, le rinunce e la fatica che comporta il lottare costantemente per affermare la propria individualità in una società le cui norme e consuetudini – nonché gli stessi stereotipi razzisti ed emarginanti – sono dettate da uomini bianchi, cisgender e benestanti.
Esiste, a questo punto, una soluzione a tutto ciò? Ebbene sì, una soluzione secondo Marcos c’è eccome ed è: “Lavorare per un’altra America, immaginare un’America liberata dalla supremazia bianca coloniale: succede in questo momento”.
Dunque, non dobbiamo dimenticarci mai che Pedro potrebbe essere chiunque incrociamo lungo il nostro percorso di vita, e che l’America è più vicina a noi di quanto possiamo immaginare. Pedro posso essere io, puoi essere tu, possiamo essere noi. Pedro, secondo la teoria dello stesso autore, è un nome, un concetto, uno stile di vita universale, e in quanto tale anche la lotta per l’emancipazione non deve essere soltanto individuale, bensì universale in egual misura.

Sara D’Antoni

 

 

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