All’interno della vastissima offerta culturale gratuita di San Paolo, metropoli eclettica e crogiolo di eterogenee dimensioni umane, si trova una mostra permanente da non perdere per gli amanti dell’America Latina.
Sto parlando di quella ospitata nel Padiglione delle creatività “Darcy Ribeiro”. Lo spazio (come si evince dal nome) è intitolato a Darcy Ribeiro, famoso sociologo ed etnologo brasiliano che fu anche ministro di educazione, oltre ad essere un ferreo difensore dei diritti dei popoli indigeni. Scomparso nel 1997, all’età di 75 anni, è ricordato come uno degli intellettuali più brillanti del Brasile contemporaneo.
Il padiglione vanta 1600 m2 di esposizione, esplorando attraverso oltre quattromila opere di diverse dimensioni, sia l’arte, che l’architettura e la tradizione popolare del Brasile, Messico, Perù, Ecuador, Guatemala, Bolivia, Paraguay, Cile e Uruguay. Il punto di inizio di questa incredibile collezione sono state le opere della coppia di fotografi Jaques e Maureen Bisilliat, posteriormente arricchite da donazioni dei consolati e ambasciate dei sopracitati paesi latinoamericani. Abiti tradizionali, maschere, oggetti rituali, strumenti musicali, ornamenti di uso quotidiano, sculture in argilla, tessuto, ferro e legno.
Il tutto è completato dall’oggetto simbolo dell’esposizione, probabilmente l’attrazione più amata dal pubblico. Sto parlando di un modello in scala che riproduce l’America latina, creato dagli artisti Gepp e Maia. Quest’opera in alto rilievo, davvero impressionante per la quantità e qualità dei dettagli, si trova nel sotterraneo del padiglione ed è visibile grazie a un vetro trasparente che lo protegge e che permette di poterci camminare sopra. Un’opera che ci consente di viaggiare in pochi istanti attraverso l’arte e le diverse culture e architetture latinoamericane.
Il padiglione si trova dentro il Memorial da América Latina (Memoriale all’América Latina), opera architettonia di un altro brasiliano famoso internazionalmente: l’architetto Oscar Niemeyer. Per capire la grandezza e il talento di questo genio dell’architettura (mancato nel 2012) basta pensare a uno dei suoi principali progetti architettonici: la costruzione di Brasilia come nuova capitale del Brasile negli anni ‘60. Niemeyer è stato anche il principale responsabile di molti edifici pubblici iconici di quella città, come il Congresso Nazionale del Brasile, la Cattedrale di Brasilia, il Palazzo di Planalto e il Palazzo di Alvorada. È stato anche uno dei principali responsabili del team che ha progettato il quartier generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York e tornando a San Paolo, impossibile non citare l’edificio simbolo della città, anch’esso figlio del suo estro visionario: l’edificio Copan.
Niemeyer, che ha collaborato per anni con Le Corbusier, ha “giocato” con il cemento armato, esplorando le sue possibilità costruttive ed espressive, ricercando curve sensuali e lottando continuamente con la linea retta. Uno scultore di monumenti che in questo senso personalmente mi ricorda un altro poliedrico artista latinoamericano: l’uruguaiano Carlos Páez Vilaró e la sua Casapueblo, ubicada en Punta Ballena, a 13 km de Punta del Este.
Diego Battistessa
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