“Hotel Coppelia”, diretto dal regista dominicano José María Cabral, è un film intenso e struggente che racconta una pagina poco conosciuta della storia della Repubblica Dominicana. Ambientato durante la guerra civile del 1965, il film esplora il destino di un gruppo di donne che gestiscono un bordello nel cuore del conflitto, offrendo uno sguardo crudo e poetico sulla lotta per la libertà e la sopravvivenza.
L’Hotel Coppelia non è solo un luogo di piacere, ma diventa il simbolo di una nazione in bilico tra oppressione e speranza. Le protagoniste, guidate dalla determinata ed empatica Denise (interpretata da Nashla Bogaert), vedono le loro vite stravolte dall’arrivo delle truppe americane, inviate a soffocare la ribellione contro il governo dominicano. La loro lotta per la dignità si intreccia con quella del popolo, creando una narrazione potente che mescola dramma storico e introspezione personale.
Il contesto storico: l’intervento nordamericano del 1965
La guerra civile dominicana del 1965 scoppiò in seguito al rovesciamento del governo democraticamente eletto di Juan Bosch nel 1963. Bosch, un leader progressista, fu deposto da un colpo di stato militare sostenuto dagli Stati Uniti, preoccupati che le sue riforme sociali potessero avvicinare la Repubblica Dominicana alla sfera d’influenza socialista, sulla scia della rivoluzione cubana.
Nel 1965, un gruppo di militari e civili ribelli, noti come “costituzionalisti”, tentò di ristabilire Bosch al potere, portando a una guerra civile tra loro e le forze governative, sostenute dall’élite conservatrice. Temendo che il conflitto potesse degenerare in una rivoluzione filo-comunista, il presidente statunitense Lyndon B. Johnson ordinò l’invasione del paese, inviando oltre 42.000 soldati sotto la bandiera dell’”Operazione Power Pack”. L’intervento americano, ufficialmente giustificato come un’operazione per proteggere cittadini statunitensi e stabilizzare la regione, in realtà mirava a prevenire un’altra Cuba nei Caraibi. L’occupazione si concluse nel 1966 con l’elezione del presidente Joaquín Balaguer, alleato degli Stati Uniti, segnando un periodo di repressione politica.
Uno degli aspetti più riusciti del film è la rappresentazione della forza femminile in un contesto di assoluta vulnerabilità. Cabral non edulcora la brutalità degli eventi: le protagoniste sono costrette a negoziare con il potere maschile, incarnato sia dai ribelli che dai soldati stranieri. Tuttavia, il film non si riduce a una visione vittimistica, ma celebra la resilienza e la capacità di resistere anche nelle situazioni più disperate.
Oltre alla dimensione personale delle protagoniste, il film è un atto di denuncia contro l’imperialismo e la violenza sulle donne. “Hotel Coppelia” non teme di mostrare il peso delle scelte politiche sulla vita quotidiana e le conseguenze devastanti dell’intervento militare americano. Il film si inserisce così in una tradizione di cinema impegnato che punta a riscrivere la narrazione storica dal punto di vista degli emarginati.
“Hotel Coppelia” è un film potente, doloroso e necessario. Con una sceneggiatura ben costruita, interpretazioni intense e una messa in scena curata nei minimi dettagli, José María Cabral offre un’opera che non lascia indifferenti. È una storia di sogni infranti, ma anche di speranza e resistenza. Un film che merita di essere visto e discusso, per non dimenticare il prezzo della libertà e il coraggio di chi ha lottato per ottenerla.