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“Pelo Malo” della venezuelana Mariana Rondón è un piccolo azzardo sociopolitico camuffato dalla tumultuosa relazione fra una madre e suo figlio di nove anni, Junior, un bambino dai brutti capelli che vuole renderli lisci a tutti i costi prima di scattare una fotografia da consegnare a scuola, il che lo porterà a entrare in conflitto con sua madre, una vedova di soli trent’anni inserita in una società ostile. La nonna paterna del bambino propone alla madre di farsi carico del piccolo poiché non le importa che sia effeminato, e in cambio avrebbe la sua compagnia durante la vecchiaia. La madre non accetta e così inizia la rieducazione di Junior, profondamente devoto a sua madre e dalla quale vorrebbe solo essere accettato così com’è.

Lisciarsi i capelli in Venezuela

pelo malo“Pelo Malo” potrebbe sembrare un dramma familiare, ma in realtà va oltre e affronta conflitti quali l’omosessualità, il conservatorismo, la situazione economica del Venezuela, i pregiudizi e un lungo eccetera eccetera.

La madre di Junior non accetta che suo figlio abbia tratti e atteggiamenti femminili, cose che invece sua suocera appoggia, e lo reprime, cerca di rieducarlo e renderlo un “uomo”. Un’ossessione che la porta a rifiutare suo figlio e a “vendersi” a vari uomini nella frustrata ricerca di una figura maschile e paterna per suo figlio dopo la perdita di suo padre. Il tutto nel contesto di un barrio popolare di Caracas in cui la madre del bambino è sottomessa a diversi tipi di abuso.

Non possiamo dire che il tema centrale di “Pelo Malo” sia la scoperta dell’orientamento sessuale di Junior, perché lui sa molto bene cosa vuole, ma ciò che lo destabilizza è l’incomprensione e non accettazione da parte di sua madre. Incomprensione che la regista continua a mostrare attraverso continui riferimenti alla mentalità comune in Venezuela, soprattutto in merito ai canoni di bellezza e ai ruoli che tradizionalmente hanno uomini e donne.

Il volto sordido di Caracas

PELO MALO 2Mariana Rondón riesce a creare un’atmosfera tesa e scomoda, sordida come il modo in cui filma le zone periferiche e caotiche di una Caracas stravolta dalla situazione in cui versa il Paese durante la malattia di Chávez. Il conflitto sociopolitico del Paese è sempre presente sullo sfondo di “Pelo Malo”, nel modo di presentare la città, la situazione lavorativa della madre o le scene di vita quotidiana visibili in varie sequenze.

La telecamera di Mariana Rondón entra in questi conglomerati urbani di edifici che sembrano inserirsi uno nell’altro nella periferia di una città snaturata che sembra non avere fine. E lì, scavando nelle profondità di un edificio mastodontico, trova una piccola storia che parla di rifiuto e bisogno di affetto e la racconta attraverso un realismo scenico perfettamente orchestrato, senza la necessità di incidere sulla povertà ambientale.

Il finale arriva improvviso e tagliente, mostrando allo spettatore a quali compromessi si è disposti a scendere quando si elemosina l’amore. Anche quello della propria madre.

 

 

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