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Il ritorno del sacro manto Tupinambá

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manto TupinambaUn mantello indigeno del popolo tupinambá risalente al XVII secolo e realizzato con 4.200 piume rosse dell’uccello guará – una specie che abita quasi tutta la costa del Brasile – pochi mesi fa è tornato nel suo territorio originario dopo una lunga trattativa che ha coinvolto le autorità del governo danese, rappresentanti del Museo Nazionale danese (Nationalmuseet) e, da parte brasiliana, del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero dei Popoli Indigeni e del Museo Nazionale di Rio de Janeiro.

Alto 1,2 metri e largo 60 cm, il mantello è un tipo di abbigliamento che veniva utilizzato dai tupinambá in occasioni formali, come assemblee, funerali e rituali antropofagici. Questo mantello faceva parte della collezione del museo con sede a Copenaghen dal 1689 e non si hanno informazioni precise su come il pezzo sia stato portato in Danimarca.

Oltre al reperto restituito al Brasile, ce ne sono solo altri dieci simili, quattro nello stesso museo danese, uno a Bruxelles, uno a Firenze, uno a Milano, uno a Basilea e uno a Parigi.

Si stima che alla fine del XVI secolo i tupinambá contassero tra 189mila e 1 milione di individui e abitassero un’estesa fascia della costa brasiliana tra San Paolo (sud-est) e Ceará (nord-est). Durante più di tre secoli di colonizzazione portoghese, i tupinambá e altri popoli indigeni furono uccisi o convertiti alla fede cristiana.

Oggi i tupinambá contano circa 4.700 persone e vivono in 23 villaggi della Terra Indigena Tupinambá de Olivença (con i loro leader, questo popolo ha accumulato anni di lotte per la delimitazione della loro terra), che si estende nei comuni di Ilhéus, Buerarema e Una , nel sud di Bahia.

Gliceria TupinambaComprendere l’importanza del ritorno in Brasile di questa sacra reliquia dei Tupinambá si inserisce nel contesto della ricostruzione del Museo Nazionale, situato a Rio de Janeiro, che nella notte del 2 settembre 2018 è stato quasi completamente distrutto da un incendio devastante. Da allora, è stato intrapreso un ampio sforzo che ha coinvolto lo Stato brasiliano, le istituzioni museali e numerosi professionisti specializzati nel restauro, per ricostruire questo museo, istituzione scientifica, educativa e culturale di grande valore per il Brasile, l’America Latina e il mondo.

In una nota ufficiale, il Nationalmuseet, attraverso il suo direttore, l’antropologo Rane Willerslev, ha sottolineato che la donazione del mantello è importante perché “i patrimoni culturali svolgono un ruolo decisivo nelle narrazioni delle nazioni su se stesse”.

L’intera trattativa per la restituzione del mantello di tupinambá al Brasile si è svolta con discrezione, senza entrare nel dibattito sul rimpatrio dei reperti culturali e archeologici che appartengono a popolazioni originarie di altri continenti e che fanno parte delle collezioni dei musei europei.

Da segnalare anche il lavoro dell’artista e attivista Glicéria Tupinambá, che ha creato nuovi mantelli utilizzando gli stessi metodi usati dai suoi antenati per confezionare gli indumenti sacri.

La mostra Manto em Movimento è già stata esposta in diversi spazi espositivi in ​​tutto il Brasile. Nel settembre 2023, Glicéria Tupinambá si è recata in Danimarca su invito del Nationalmuseet dove ha presentato il workshop Manto Fora da Caixa e ha partecipato al seminario Different Pasts – Sustainable Futures.

L’artista ha valutato così il ritorno del mantello in Brasile: “L’arrivo del mantello sul suolo brasiliano ha un significato molto importante e rafforzerà la lotta dei popoli indigeni. Questo è un pezzo sacro per la nostra gente, porta con sé la nostra ancestralità”.

Arnaldo Francisco Cardoso

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